18 giugno 2007

I Valori della Famiglia di Nazareth

La Famiglia di Nazareth mette in evidenza alcuni valori universali che valgono per ogni uomo e per qualunque stato di vita esso abbia.
La verginità il cui significato mi sembra totalmente perso ai nostri giorni. Contrastare la verginità con l’appagamento dei propri desideri non significa solamente non essere più intatti dal punto di vista sessuale ma minare una propria integrità che corrisponde anche alla propria forza e al proprio essere lussureggianti, vitali. Diciamo che la verginità ci fa essere lussureggianti invece di lussuriosi.
I cartelli del gay village di Roma inneggiano al cedimento a qualsiasi proprio piacere con lo slogan “non resisterti”.
Io sono propugnatore di uno slogan che è esattamente l’opposto “RESISTITI!” fai resistenza a te stesso non ti lasciar guidare dalle pulsioni ma vagliale e se del caso resistiti con tutte le tue povere forze. Abbiamo tutti presente molti esempi di “non resisterti” ci accompagnano da sempre, sono gli animali. Gli animali sono sottoposti alla legge del non resistersi, sono totalmente guidati dai loro istinti.
Giuseppe è il padre putativo di Gesù. Qui l’affermazione è corretta, scorretta la modalità. Giuseppe non è ma accetta di essere il padre putativo di Gesù. Giuseppe è un uomo che si resiste, che resiste alla fortissima tentazione di pensare che questa cosa dello Spirito Santo non è naturale, molto più naturale sarebbe un semplicissimo tradimento con tanto di lapidazione prevista. Ma Giuseppe si resiste. Giuseppe accetta di essere il padre putativo perchè è umile. E questa umiltà lo porta ad una decisione di enorme coraggio che segnerà profondamente la sua vita.
Un ultimo appunto riguarda la “demonizzazione”. Qui trovo una forzatura interpretativa. L’assenza è forse demonizzazione? Se io non fumo sto forse demonizzando i fumatori? Oppure quello che emerge è un diverso pattern psicologico per cui la presenza di persone che vivono in castità fa emergere questi demoni in chi questa castità non riesce a capire e possedere?
Nessuna demonizzazione, un fatto che fa sorgere demoni in chi odia questo fatto o semplicemente vorrebbe che non fosse così.
Ma cosa crea questa famiglia? Qual è il frutto?
Il frutto è la bellezza, la bellezza ha un costo. Per ottenere la bellezza fisica oggi moltissimi sono disposti a fare enormi sacrifici economici, fisici. La bellezza spirituale ha il costo molto alto di resistersi per dare la possibilità di sentire il buono e il bello (buon senso) e di sceglierlo.

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100 volte "Io sono deficiente"

Ho deciso di scriverlo anche io per due motivi: perchè lo sono e per vedere se questo diminuiva in maniera drastica la mia autostima.
Sapere di essere deficienti è fondamentale per vivere in maniera sana il rapporto con gli altri. Significa infatti conoscere i propri limiti e le proprie mancanze.
Tale conoscenza viene sempre più eclissata nella nostra società. I limiti sono totalmente eliminati nella finta realtà mediatica e di conseguenza tendono ad essere rifiutati anche in quella reale con risultati evidentemente grotteschi.
Devo dire che trovo la “punizione” sancita dalla professoressa all’ultimo bullo di una purtroppo lunghissima lista molto appropriata.
Primo perchè non è una punizione ma un premio. Trovare qualcuno che ti dica le cose come stanno al giorno d’oggi non è facile. Se volessi esagerare potrei affermare che il ruolo della professoressa, se fosse stato compreso e sostenuto dalla famiglia e dalla magistratura, sarebbe stato quello maieutico di condurre il bulletto ad un nuovo tipo di coscienza, a fargli fare qualche passo indietro verso la sua umanità, verso il consesso sociale composto dai suoi compagni di classe e più in generale dagli altri uomini.
Questa professoressa andrebbe elogiata inoltre per il suo buon senso un’altra delle caratteristiche in via di estinzione a tutti i livelli.
Il buon senso non si limita infatti a percepire le cose solo con la ragione o solo con i sentimenti ma è un’attività di sintesi che esprime un approccio alla realtà non settoriale ma unitario da parte del singolo.
Questa capacità manca totalmente ad esempio ai cosiddetti intellettuali come dimostrato perfettamente dall’esempio citato da Cruman relativo al discorso sul razzismo e la xenofobia.
Se non difendiamo i professori che ancora cercano di educare i nostri figli automaticamente difendiamo coloro che non li educano. Tertium non datur.
Io proporrei a tutti questo esercizio come tonico per la convivenza civile, scrivere 100 volte io sono deficiente con cadenza mensile. Potremmo farlo in questo spazio come protesta contro le assurde decisioni della magistratura.

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